lunedì 18 ottobre 2010

IL VERO IMPEGNO DI GEDDA. Intervista a Giulio Alfano

Si pubblica l'intervista al prof. Giulio Alfano, pubblicata sul quotidiano La Sicilia del 18 ottobre 2010. L'articolo è di Andrea Gagliarducci.

Trecentocinquanta firmatari del manifesto della razza. Tra questi, Luigi Gedda, storico presidente dell'Azione Cattolica, fondatore dei Comitati Civici che segnarono la sconfitta del Fronte comunista socialista alle elezioni del 1948.

Un personaggio che ha attraversato un secolo di storia italiana (nato nel 1902, è morto nel 2000), durante la quale ha avuto una importanza fondamentale. Fondamentale e misconosciuta.

Il suo impegno fortemente anticomunista ne ha fatto, per molti, l'emblema della destra. Ma non era così. E, a 10 anni dalla morte, è anche il caso di lavare una macchia che è stata apposta non solo a Luigi Gedda, ma anche a tanti intellettuali del nostro tempo, di tutti gli schieramenti. Avrebbero firmato il manifesto della razza anche Giorgio Bocca, Gabriele De Rosa, padre Agostino Gemelli.

"Trecentocinquanta firme? Balle assolute!", commenta secco Giulio Alfano, presidente dell'Associazione Democratici Cristiani. Alfano ha vissuto fianco a fianco con Gedda, lo ha conosciuto bene, e nei prossimi mesi pubblicherà una biografia di Luigi Gedda.

Ma perché allora si è diffusa la storia delle 350 firme con le quali intellettuali, giornalisti, studiosi avrebbero avallato in qualche modo il manifesto della razza?

"Fu la rivista dell'Associazione Nazionale Partigiani che pubblicò una lista nella quale era inserito anche il nome di Gedda. A quel punto, ho chiesto ufficialmente se avessero documentazioni che comprovassero le affermazioni. In caso contrario, ho chiesto all'Anpi di oscurare il sito in cui compaiono i nomi dei 350 firmatari. Il sito è stato oscurato, il che dimostra che non hanno alcuna documentazione in merito".

La storia del manifesto della razza è ancora tutta da decifrare: prima esce non firmato, e poi viene firmato non da professori universitari, ma da oscuri assistenti, "travet desiderosi di fare carriera". "Non lo firma - spiega il professor Alfano - nemmeno Guido Pende, che fu quello che suggerì a Mussolini di far emigrare contadini dal Polesine nella palude pontina, per creare il nuovo tipo fisico dell'italiano. Pende puntava a formare il longilineo astenico per migliorare non la razza ma la salute degli italiani, che erano brevilinei stenici, ovvero scaricatori di porto".

I fatti dicono situazioni diverse: Pende fa un solo discorso sulla questione razziale, il 31 maggio del 1940 a Taranto, e pagherà con l'oscuramento del regime questa scelta. Ma anche Mussolini, che redasse personalmente il manifesto, affronta una sola volta la questione.

C'è piuttosto da considerare il contributo culturale che Gedda diede a contrastare la visione razziale del regime mussoliniano. Nella Libera Università Maria Santissima Assunta, insegna nella cattedra di Igiene, e non Difesa della Razza. Ed è ormai noto il suo impegno contro la persecuzione degli Ebrei a Roma. Un impegno che lo accomuna con Pende. Di Gedda, Pende fu professore.

Ma l'impegno per il salvataggio degli Ebrei di Gedda si svolge con la benedizione di Pio XII, quello di Pende a titolo personale. E Pende, dopo la guerra, verrà processato per il discorso di Taranto, ma verrà salvato dalla comunità ebraica di Roma, che testimonierà il suo impegno per salvare 23 persone dal ghetto il 16 ottobre del '43.

Pende nascose i 23 ebrei nell'istituto di Patologia medica. Moltissimi ebrei furono nascosti nell'Istituto Mendel, dove lavorava Gedda. Il quale, appassionato genetista, sarà uno dei pionieri della gemellologia. E il suo lavoro sarà fondamentale perché, nonostante le pressioni nate a seguito del manifesto della razza, la scuola utilizzi una cartella biotipologia, nella quale, lungi dal parlare di razza, si parlava delle caratteristiche fisiche di una persona.

Un contributo che la storia non riconosce. A dieci anni dalla morte (anniversario festeggiato il 26 settembre), mentre di Luigi Gedda ormai non si parla più se non come del feroce anti-comunista, è giunto il tempo di una revisione storica distaccata della sua figura.

Intervista al Prof. Giulio Alfano
Ottobre 2010

http://www.democraticicristiani.it/italia/dc_26.html